Una giovane donna viene rinchiusa in un manicomio perché crede di essere un cyborg con la missione di riconsegnare la dentiera alla nonna, anch’essa internata (ma in un’altra struttura) per la sua convinzione di essere un topo. La ragazza si farà aiutare da un altro folle, capace a suo dire di rubare e riprodurre l’anima e le schizofrenie altrui.
La statuetta della Madonna, e un uomo che fuma e beve mate.
Nel silenzio di una prigione argentina aspetta che un documento gli renda la libertà.
Fuori il tempo resta quello dell’attesa e le persone assumono il volto dei luoghi da raggiungere.
L’uomo ha avuto una figlia, che a sua volta avrà avuto dei figli.
Bisognerà che percorra lunghe desertiche distanze nella foresta senza mai raggiungere il luogo delle sue intenzioni.
Comprerà una camicia verde e tutto il verde del mondo avrà l’odore selvaggio della lontananza.
Nel silenzio della Pampa aspetta che una prostituta gli restituisca anche l’ultimo strappo di pelle.
Un pupazzo agonizza al sole.
Abel Ferrara, assieme all’ex detenuto Gaetano Di Vaio, intervista le donne della Casa Circondariale femminile di Pozzuoli a Napoli. Le giovani recluse si confessano, sviscerando ogni particolare: dal retroterra sociale e culturale alle difficili vicende familiari, dai reati commessi (furto, rapina, spaccio di droga) al momento dell’arresto. La maggior parte proviene dai Quartieri Spagnoli, Secondigliano, Scampia, tra le zone più degradate della città, in cui domina la disoccupazione, la vita di strada e la guerra fra i clan della camorra per spartirsi il territorio. Il regista intervista la gente comune, ma anche politici, magistrati e operatori sociali impegnati nella promozione della cultura e nella tutela della legalità. In parallelo, si svolgono due tracce narrative di finzione. Nella prima, si racconta un episodio di vendetta tra gruppi criminali: Carmine viene strangolato da due scagnozzi mentre è sotto l’effetto degli stupefacenti. Nel secondo, un dramma familiare dove si alternano miseria e violenza, che culmina con l’abuso di un padre ai danni di sua figlia.
Una donna non riesce a dare una direzione alla sua vita. Un misterioso straniero spaventa e uccide inermi cittadini. Un uomo sceglie di recludersi in casa. E nel frattempo Tokyo presagisce la catastrofe...
Eugene conduce una doppia vita. Nella vita reale è un uomo di mezza età, sposato (con Milada) e insoddisfatto. Nella vita parallela, condotta all’interno dei sogni, insegue la sua innamorata, Eugenia. Per comprendere meglio la natura dei suoi sogni, Eugene si rivolge a una psicoanalista, la dottoressa Holubová. Questo e la scoperta di come accedere liberamente al mondo onirico gli permettono di addentrarsi nel suo passato. Il tempo trascorso fuori casa dal marito portano Milada a sospettare una relazione extraconiugale e a pedinarlo. Eugene dovrà scegliere tra il sogno e la realtà.
Tanya è morta. Miron e Aist, rispettivamente marito e amante, decidono di congedarsi dalla donna celebrando il rituale d’addio come previsto dalla tradizione della cultura Merja, antica etnia ugro-finnica. Sanno che così facendo possono scongiurare la minaccia della distruzione del mondo da cui provengono e soddisfare, di conseguenza, il bisogno di salvezza ad essa congiunto.
Lei ama lui, ma lui fatica a capire che ama lei. A complicare le cose, i piani di un uomo di potere per possedere lei. Intanto, nel paese è il Caos. I Promessi Sposi vivono e lottano insieme a noi, se pur in Egitto.
Cinque amici nel loro piccolo paese sul mare. Un passato che li unisce ma un’infanzia che ritorna ostinatamente e di cui non si vuole fare a meno. L’impossibilità di andare avanti e crescere. Sogni e prerogative: tutto resta sospeso per le strade di Falkenberg.
Pixxi De La Chasse, rampolla di una ricchissima famiglia di Los Angeles, è una giovane viziata, presuntuosa e spendacciona. A causa della sua irresponsabile condotta di vita (è stata arrestata per ben 18 volte per guida pericolosa!) viene diseredata dai genitori e, così, si vede costretta a trovare un’occupazione. Dopo aver conosciuto Arizona Gray ed Agua, i due “repo men” venuti a requisire la sua spider rosa (la ragazza non ha pagato alcune rate), anche lei decide di far parte della squadra di recuperatori della città. Il suo lavoro consiste nel recuperare i beni che la gente non può più permettersi di pagare. In breve tempo, sbaraglia la concorrenza diventando la migliore sulla piazza. Mentre è impegnata in una missione critica, su un fantomatico treno, dove deve recuperare una grossa taglia di soldi (un milione di dollari), rimane coinvolta assieme ai colleghi in un complotto terroristico.
"Un monumento minimalistico: The Turin Horse di Bela Tarr"
[Minimalistisches Monument: Bela Tarrs The Turin Horse, «Perlentaucher.de. Das Kulturmagazin», traduzione dal tedesco di Arcangelo Licinio]
In una casa, un uomo e una donna; in una stalla: un cavallo. Il cavallo "prende" l’acqua dal pozzo, gli uomini mangiano patate. L'uomo è seduto in silenzio davanti al suo piatto, picchia con il pugno sulle patate prima di ficcarsele, ancora calde, in bocca. Allo stesso modo, muto e sordo, siede di fronte al pezzo di legna tagliato che colpisce con l’ascia, o di fronte alla cintura nella quale infila i buchi. La donna – che in tutto quello che fa si comporta in modo un po’ più raffinato dell’uomo, ma che non ha tuttavia nulla da ridere – soffia sulle patate prima di mangiarle con gusto. Quando il cavallo deve essere attaccato al carro, ricalcitra.