«La lunga notte piena degli inganni delle varie immagini.»
(Canti Orfici, Dino Campana)
«Hai paura di tuffarti nella sorgente plasmatica. Hai paura di essere distrutta e ricreata, vero? E scommetto che pensi di averla risvegliata tu la mia carne? Ma tu della carne conosci solo i precisi canoni della società; non riesci a penetrare le antiche paure, il terrore malsano della carne. Bevi a gran sorsate. O rinuncia. [...] Parlo della penetrazione oltre il velo della carne».
(Seth Brundle, La Mosca)
Nel prefilmico di Boxing Gym sembra esserci una domanda: come funziona una palestra? Domanda che di volta in volta può essere declinata, nella cinematografia di Wiseman, a seconda del luogo in esame nel film – un manicomio, una caserma, un grande magazzino, una palestra, un'università. Luogo che fatalmente, durante la visione, riconosciamo come eminentemente cinematografico (quanti film abbiamo visto ambientati in un manicomio o in una caserma, in un'università...), tant'è che la domanda di partenza diventa: come funziona questo luogo chiamato cinema?
«Viva il soldato che disubbidisce a un ordine criminale».
(Anatole France)
Quando la disubbidienza ostinata e silenziosa si oppone all’ovvietà della Storia rischia la resa inevitabile a uno sconosciuto destino o l’incontro tra le rovine al centro della terra.
Cos'è Simone Weil? Comprenderne l'essenza non è un comprenderne lo spazio interiore, è arrivare ad una possibilità di “cosificare” il soggetto. Capire chi è Simone non è sufficiente, bisogna arrivare a capire cos'è. È la ripetitività del ritmo: gli attimi di silenzio tra i singoli rumori che si alternano.
Il vero viaggio di scoperta
non consiste nel trovare nuove terre,
ma nell'avere nuovi occhi
Marcel Proust
Parigi, un piccolo appartamento, un uomo e una donna.
«Nella bocca che vuole da
un’altra bocca
il miele che nessuna estate può
maturare […]
Nell’angoscia dei corpi
che non si trovano
Urta, tardi.»
(Yves Bonnefoy)
Bird People fa dello spazio, dell’umanità, dell’assenza, l’inquadratura da cercare, una relazione da individuare, una geometria possibile, la parola e il gesto da trovare tra silenzi e voci di sottofondo, in mezzo a pensieri che scivolano come flussi, fiumi di dati su computer, cellulari, sugli schermi perennemente connessi.
A volte capita di essere colti di sorpresa da un'immagine, magari entrando in una chiesa o in un rudere scalcinato: crediamo di aver visto o di poter vedere tutto, nella quotidiana tempesta di percezioni che ci avvolge come una selva indistinta, ma dinanzi all'epifania dell'inconsueto non possiamo che rimanere straniti, come se avessimo aperto gli occhi per la prima volta.