Rapsodie

Luigi Abiusi
08-09-2023

C’è sempre qualcosa di cupo nel cinema di Saverio Costanzo, delle zone d’ombra o zone morte, zone di morte, in questo caso, di morta: tutto un ecosistema che vibra di crepuscolo (e d’alba: sono intermezzi luminosi, limini di dormiveglia) in cui si consuma l’esistenza dei personaggi. Finalmente l’alba è l’apoteosi di questo ecosistema - apoteosi barocca, carica di materiale audio-video, segni, sagome anarchiche che sembrano straripare dagli argini dell’inquadratura -, vera e propria apologia del cinema e più in generale dell’immaginazione, della necessitata, imperitura narrazione di forme di cui siamo fatti, di cui siamo sfatti, spossati ogni volta le forme svaniscono facendoci affacciare sul gouffre, il vuoto, infinitamente profondo: è quella teoria dell’abisso presente anche nei film di Bonello e Kröger.

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Domenico Saracino
28-08-2023

Quando il teatro (o il cinema, aggiungiamo noi) si disinteressa della mimesi, della drammaturgia o della spettacolarizzazione, ha l’occasione di fare qualcosa di miracoloso: disvelare, far emergere l’aletheia delle cose. Così la pensavano Grotowski o Artaud, ad esempio, il quale per tutta la sua vita ha più volte sostenuto, con forza, la necessità di «ignorare la messa in scena» e di “sopprimere” il «lato strettamente spettacolare dello spettacolo». 

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Massimiliano Martiradonna
01-08-2023

Ynon Kreitz è il CEO della Mattel dal 2018, periodo in cui l’azienda versava in una crisi che pareva irreversibile. Kreitz ha cominciato con un drastico taglio del personale: 2.200 licenziamenti, tra il 2018 ed il 2019. Contemporaneamente, ha definito la sua strategia: intrattenimento globale multimediale. Forte della sua carriera trionfale del mondo dei TV Media (Fox, Endemol), ha creato la Mattel Films, pensando già ad un Mattel Cinematic Universe. Il suo obiettivo? Contrapporre eroi/eroine Mattel, nati giocattolo, a supereroi Disney, nati fumetto.

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Luigi Abiusi
15-05-2023

Una prima versione di questo articolo è stata pubblicata sul Manifesto il 27 aprile 2023

L'energia della bugia, della finzione – le verità più recondite emanate dal falso, dall'artefatto; Nietzsche, poi Heidegger la chiamavano «poesia»: il finto, foss'anche barocco, l'evocazione di mondi, infraregni di fantasia – è il motore di Mediterranean Fever di Maha Haj (premiato a Cannes) che però ha poco di palestinese, di quello che uno si aspetterebbe da un film palestinese, cioè storie di terre e libertà, di popoli invasi e resistenti di fronte al prepotente.

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Massimiliano Martiradonna
06-05-2023

Il cinema non è morto. Giusto! Oppure il cinema è un non morto? La pandemia sembrava aver inferto il colpo di grazia al grande schermo, invece ci voleva solo linfa nuova, anzi, sangue nuovo. Tantissimo sangue, per dare un tocco di colore ad un immaginario fortemente provato dalla privazione, ma anche dall’imposizione. C’è stato un tempo, in questa parte dell’universo, in cui pareva si dovesse vivere di soli cinefumettoni, per ragazzi di tutte le età.

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Luigi Abiusi
28-04-2023

Il sol dell'avvenire è la conferma che Moretti si muove con sicurezza in questo tipo di cinema, divenuto tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, cinema propriamente morettiano, qualcosa come un archetipo nel panorama cinematografico contemporaneo, che mescola il grottesco, l'onirico (secondo modalità facilmente intelliggibili), l'ironico (e l'autoironico: denudamento ludico dei vezzi e delle nevrosi di Apicella, ora Giovanni), il drammatico, con venature malinconiche (denudamento lirico dei vezzi e delle nevrosi).

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Massimiliano Martiradonna
26-04-2023

Orsi. Orsi ovunque. Orsi nei boschi. Orsi nelle suburbie. Orsi nelle sale cinematografiche. Quando scrisse Hitler, Giuseppe Genna fece una assai interessante disamina sul lupo e le sue apparizioni nella storia: il lupo, fenrir nella tradizione norrena, si affaccerebbe nell’immaginario collettivo al principiare di stagioni di morte, sarebbe metafora del male che si fa uomo e distrugge.

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Mariangela Sansone
26-04-2023

«Davanti alla realtà, l'immaginazione indietreggia, mentre l'attenzione la penetra»

(Cristina Campo, Gli imperdonabili)

La sovversione dell’anima è declinata nelle più variegate sfumature, dal bianco conducono al nero, e dalle tenebre scivolano nuovamente verso chiarori luminosi, la rifrazione della luce accende i grigi, illuminandoli di scintille che accendono la notte; barlumi lattescenti scivolano liquidi tra le pieghe più nascoste della mente umana.

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Luigi Abiusi
22-04-2023

*Una prima versione di questo articolo è comparsa sul "Manifesto" del 28 febbraio 2023.

Il simbolo di una generazione, ma anche a prescindere dalle generazioni, di iniziati che s’addentravano nei cunicoli infiniti, nelle gallerie illuminate dal tubo catodico nei primi anni Novanta, proprio come un Videodrome: una resa, una pianificata, pacificata resa nel ventre dell’immagine, che fosse cinematografica o televisiva, quella particolare, sublime forma di televisione scoccante a mezzanotte, poco importava.

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Stefano Lorusso
03-02-2023

«Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso. Umile, cavalca un asino, un puledro figlio di asina» (Zaccaria, 9,9)

Un filo rosso lega l’asino Eo al fuggiasco dallo sguardo allucinato di Vincent Gallo che attraversa l’innevato, splendido Essential Killing. E’ la rinuncia alla parola, bilanciata dal primato dei sensi: della vista, sicuramente, ma anche dell’udito, di quella percezione tattile dei suoni sempre così decisiva nel cinema di Jerzy Skolimowski. Eo, protagonista dell’ultimo film del grande maestro polacco, è un corpo senziente ma non parlante, proprio come quello del soldato afghano in fuga. Attraverso i grandi occhi di Eo è filtrata la realtà (o presunta tale) di un mondo che sembra aver perso ogni speranza: ad essere offerti alla sua contemplazione sono esseri umani infelici e animali resi infelici dagli esseri umani, in un gioco al massacro senza scampo.

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