Hukkle è una parola onomatopeica che imita il singhiozzo. È il singhiozzo di un uomo anziano che scandisce come un metronomo il ritmo dell’esistenza di un intero piccolo universo rurale, autosufficiente, composto da microcosmi altrettanto autosufficienti. Tra questi, quello degli uomini toccato da morti misteriose, tra loro collegate da un apparentemente innocuo scambio di bottigliette che passano di mano in mano tra le anziane donne del paese.
Aita è la successione di svariate inquadrature fisse intorno e all’interno di una vecchia villa basca del Tredicesimo secolo, disabitata e morsa dal logorio del tempo, ereditata dal regista Josè Maria De Orbe. Un anziano custode se ne prende cura estirpando i rovi abbarbicati sulle persiane, rigovernando il giardino, tarantolando da un corridoio ad un altro e da una stanza all’altra nell’avvicendarsi di buio e luce.
L'influenza o dell'inesorabile precipitare di una donna che perdendo il lavoro si impone l'autoesclusione dal mondo, abbandona le abitudini, dimentica i figli e sé stessa.
I re magi vagano per il deserto alla ricerca del Salvatore. Non c'è una cometa che li guidi, solo un angelo ogni tanto appare. Durante il riposo, per far passare il tempo, si raccontano quel che hanno sognato. Lungo il cammino si accorgono di aver sbagliato strada, tornano indietro, girano attorno a una montagna, si accovacciano su un dirupo. Forse, sembra suggerire uno dei tre, si potrebbe andare sulle nuvole e farsi trasportar da loro.
Hasan percorre chilometri di strada innevata per vendere Ayran, per sfamare i suoi fratelli. Altre vite gli fanno da spalla: la madre, un forestiero, un uomo che soffre di mal d’amore, un padre che non c’è e uno scenario bianco come la neve.
Thomas Verniaz è un disegnatore di fumetti francese senza più ispirazione e con una famiglia che sente lontana. Un treno sbagliato lo porta nel suo paese natale dopo 25 anni di assenza. Colto da malore, sulla tomba della madre, si ritrova nel luglio del 1967 nel suo corpo di quattordicenne. Tenterà di cambiare il passato, impedendo al proprio padre di abbandonare un giorno moglie e figli.
Chesapeake Bay, Claridge, 4 luglio 2009. La Festa dell’Indipendenza invade la piccola cittadina, stand, barche, parate, gare di cibo stanno per occupare ogni spazio e ogni momento della luminosa giornata, mentre la giovane reporter Donna del canale locale WVBR cerca di realizzare un reportage dell’avvenimento. Pian piano, però, alla gioia e al calore della festa si sostituisce l’orrore e il caos: una strana forma di epidemia virale inizia a colpire la gente del posto e un numero altissimo di pesci viene ritrovato morto nelle acque della baia. Tre anni dopo il disastro, Donna ricostruisce quanto avvenuto…
«È disteso su sette colli altrettanti luoghi da cui godere esaltanti panorami, il vasto, irregolare e multicolore insieme di case che costituisce Lisbona. Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona, anche da lontano, si erge come un’affascinante visione di sogno, contro l'azzurro vivo del cielo che il sole colora del suo oro. E le cupole, i monumenti, i vecchi castelli si stagliano sopra il turbinio di case, come araldi lontani di questo luogo delizioso, di questa regione fortunata».
[Presentato nella sezione "Bright Future" dell'International Film Festival di Rotterdam]
Lo scrittore esordiente Marek viene accolto nella villa di un importante, quanto eccentrico, editore, che lo riceve durante una festa in costume, vestito da re con tanto di corona ed ermellino. Gli comunica che pubblicherà il suo romanzo e Marek festeggia dandosi alla pazza gioia in quel baccanale stravagante alla Eyes Wide Shut, ubriacandosi e dimenticando ogni cosa. Ma il suo migliore amico Arthur è rinvenuto cadavere in quello stesso party e Marek è tormentato dal cercare di ricordare cosa sia successo anche con l'atroce dubbio di un suo eventuale ruolo in quell'omicidio.