Dalle finestre della grande casa costruita sul palco l’attore vede una ragazza che forse aspetta qualcuno e in quel momento fiocca la neve e i fiocchi si confondono con gli spettatori mentre una porta si apre su un immenso parco di alberi spogli e di figure veloci in lontananza. Sopra e sotto le assi di legno (del teatro?) si susseguono serpentini i pedinamenti, un fuoco di fila irrappresentabile di suicidi, incesti, omicidi.
Periferia irlandese: nel corso di cinque giornate alcune persone si sfiorano incrociando i rispettivi destini. Un umanità allo sbando sopravvive in uno stato di quieta disperazione, tra l’indifferenza e la desolazione di un paesaggio degradato. “Animali” cinici, aggressivi, ma anche maltrattati e uccisi come sono realmente i cani e i gatti che accompagnano la lenta agonia delle loro squallide vite.
Storia d’amore omosessuale, ambientata a Gerusalemme, tra due ebrei ultra-ortodossi. Uno dei due è però sposato e padre di quattro figli, nonché membro rispettato della comunità religiosa, che si opporrà al loro rapporto.
Il titolo didascalico (Film Socialisme) funge già da sinossi, come il prenome del suo regista è meglio reso nella contrazione (JLG) di un impronunciabile esistenza. La costruzione di una sinfonia in tre momenti riporta rispettivamente tre diversi punti di vista, magnificando la funzione straniante e straordinaria del cinema che consente di vedere con i propri occhi la visione di un altro, negando la visione: il mondo visto dal ponte luccicante da una nave da crociera, un’arca fantasma che conserva un campione di varia umanità; lo sguardo dei figli proiettati nel fuori campo di un futuro che non si dà; la tragedia greca che si ripete e si intreccia alle leggende rivoluzionarie della modernità. Il trailer riassume in 4m e 29s la sintesi di 1h e 45m di Storia della specie. Svanita l’immagine nel buco nero dello schermo, comincia l’azione (come da Principio).
In campo lungo, sotto una densa e plumbea coltre di nuvole foriere di pioggia, una donna sola, crine scarlatta, cammina su terre battute dai venti. L’aria è fredda, la luce bluastra. Sta fuggendo da qualcosa o qualcuno. Non è permesso saperlo, a noi, così come all’uomo che decide di darle ospitalità. Tra loro non deve esserci nulla di personale. Lei stabilisce che anche il conoscere i rispettivi nomi sarebbe un’infrazione del contratto stipulato: solo lavoro in cambio di cibo. Una severità che verrà però mitigata da piccoli gesti infinitesimali, reciproca dimostrazione di mutuo soccorso.
Cina, primi anni Novanta. Una ragazza appena laureata viene condotta con l'inganno in uno sperduto villaggio di pastori e venduta come moglie a uno di essi. Violentata, incatenata e controllata di continuo dai componenti della sua nuova famiglia, tenta ripetutamente di fuggire, ma ogni volta, proprio quando pare essere a un passo dalla salvezza, viene catturata dai suoi aguzzini e riportata al villaggio.
Parigi. Yann è un cuoco ambizioso a cui sta stretto il lavoro alla mensa. Nadia è una cameriera di origine libanese con un figlio di 9 anni, Slimane. Quando i due si incontrano decidono di mettere su un’attività in proprio: un ristorante. Grazie ad un prestito, credono di aver coronato il loro sogno. Ma il locale non è a norma e, per aprirlo al pubblico, hanno bisogno di ulteriore denaro che non posseggono. Nadia parte per il Canada, dove le hanno promesso un altro lavoro. Mentre Yann rimane a Parigi a prendersi cura del bambino, arrangiandosi come può.
Yusuf dopo dieci anni di prigionia torna a casa. Ad attenderlo l’anziana madre, il vecchio amico Mikail e una donna.
Hideo vive con una bambola gonfiabile, Nozomi, che vive durante l’assenza di lui. Attraverso il cinema, Nozomi scopre il respiro di tutte le cose, impara a guardare e a parlare e, nella durata di una storia d’amore, fa esperienza del mondo.
Alla fine del film, la bambola saprà che il soffio è il nulla assoluto che anima la creazione.
Min è affetto da una malattia della pelle. Orn prepara rimedi naturali. Roong è la sua fidanzata. Tutti e tre si lasciano dietro la città per addentrarsi e perdersi, tra silenzi e atti d’amore, nella vasta foresta tailandese.