Chad, Matt, Michelle e Catherine sono quattro aspiranti attori che decidono di passare un weekend in uno chalet di montagna per scrivere la sceneggiatura di un film di cui saranno anche i protagonisti. Le idee però scarseggiano e i ragazzi sono presi più dalle loro vicende sentimentali che dalla stesura del copione. Fino a quando Michelle non fa uno strano sogno: un uomo con la testa coperta da un sacchetto di carta. Matt convince allora gli amici a prendere ispirazione da questo episodio per farne il soggetto del film. Ma un vero killer con la testa nascosta in una busta, che si aggira nei dintorni, li spaventerà a tal punto da costringerli, prima a barricarsi in casa, e poi a una disperata fuga nel bosco…
Una madre e un figlio. Lui rappresenta per lei l’altra metà del suo universo. Lei deve proteggere dalle quotidiane vessazioni la sua creatura fragile, una mente di bambino in un corpo da adulto. Il loro rapporto, già carico d’ambiguità, degenera una volta che il ragazzo è accusato dell’omicidio di una ragazza. La madre si mostrerà disposta a tutto pur di dimostrare l’innocenza del figlio, anche di ignorare la realtà dei fatti.
Un prete in crisi di coscienza vede nella medicina un antidoto ben più efficace della fede ai mali dell’uomo. Si presta quindi come cavia per sperimentare un vaccino contro un virus letale. Una volta infetto, per una fatale trasfusione di sangue il prete muta in vampiro. Con un pretesto horror, Park Chan Wook riflette sul cinema e sulla poetica dello sguardo.
L’attore feticcio di Tsai Ming Liang, Lee Kang-sheng, è diventato maturo per interpretare il ruolo del regista: all’interno del Louvre deve infatti girare un film sul mito di Salomè. Il cinema che ripensa se stesso, attraverso i fotogrammi di una memoria riflessa in una composizione magrittiana di specchi, riassume l’intenzione metacinematografica e mai risolta della visibilità di una superficie attraverso l’eccesso e la ridondanza (dalla scelta di attori famosi, ai costumi barocchi, dalle parti musicate a quelle più esplicitamente teatrali) che tolgono l’aria allo spazio, impedendo che la scena riflessa (ricordata) possa finire.
Il regista, nel suo soliloquio, risale lentamente dal presente della città di San Sebastian, fino al passato remoto in cui, proprio lì, esisteva una sala cinematografica, il Gran Kursaal, luogo della sua prima proiezione, quando aveva cinque anni. Il film era L'artiglio scarlatto (1944) di Roy William Neill, con Basil Rathbone nei panni di Sherlock Holmes. Da allora, da quella prima visione "impressionante", la sua esperienza di uomo nel mondo è cambiata per sempre.
Wendy è una ragazza in viaggio nel cuore degli Stati Uniti, diretta in Alaska. Possiede solo un'auto e un cane (Lucy), e un piccolo gruzzolo che le serve per portare a termine il viaggio. Ma, giunta in una cittadina dell'Oregon, sorgono dei problemi: la resistenza della ragazza viene messa a dura prova, finchè non giunge un aiuto inaspettato.
Manu e Jakob sono due giovani fidanzati, disoccupati e senza fissa dimora, che vivono in una tenda da campeggio nel bosco. Ogni giorno, per tirare avanti, accudiscono le persone in difficoltà e danno loro servizi in cambio dei pasti. La ragazza fa da badante ad un’anziana donna (la signora Katz), mentre il ragazzo entra a far parte di una famiglia che ha da poco subito la perdita del proprio figlio a seguito di un incidente. Jakob finisce per affezionarsi alla coppia (Martin e Claudia) a tal punto da non volersene più andare. Da quel momento i rapporti fra i due iniziano ad incrinarsi. Fino a quando Manu non lo convince a fuggire, e a riprendere così la loro vita da nomadi.
Lone Man è un killer solitario che si muove tra Madrid e l’Andalusia con lo scopo di portare a termine una missione non ben precisata. Il suo viaggio è scandito da gesti che si ripetono, da luoghi che ritornano ossessivamente e dagli incontri con i suoi contatti con i quali si scambia delle scatole di fiammiferi dalle quali estrae un biglietto con un codice cifrato che poi ingoia.
Una giovane donna viene rinchiusa in un manicomio perché crede di essere un cyborg con la missione di riconsegnare la dentiera alla nonna, anch’essa internata (ma in un’altra struttura) per la sua convinzione di essere un topo. La ragazza si farà aiutare da un altro folle, capace a suo dire di rubare e riprodurre l’anima e le schizofrenie altrui.
La statuetta della Madonna, e un uomo che fuma e beve mate.
Nel silenzio di una prigione argentina aspetta che un documento gli renda la libertà.
Fuori il tempo resta quello dell’attesa e le persone assumono il volto dei luoghi da raggiungere.
L’uomo ha avuto una figlia, che a sua volta avrà avuto dei figli.
Bisognerà che percorra lunghe desertiche distanze nella foresta senza mai raggiungere il luogo delle sue intenzioni.
Comprerà una camicia verde e tutto il verde del mondo avrà l’odore selvaggio della lontananza.
Nel silenzio della Pampa aspetta che una prostituta gli restituisca anche l’ultimo strappo di pelle.
Un pupazzo agonizza al sole.