[nella sezione "Signals" dell'International Film Festival di Rotterdam dedicata a Kira Muratova]
C'era una volta un re, seduto sul sofà... Come la famosa filastrocca che si può ripetere all'infinito, così è l'ultimo film di Kira Muratova, Eternal Homecoming. Un uomo va a trovare una vecchia amica per confidarsi sulla sua situazione sentimentale di difficile soluzione: è nel pieno di una liaison con un'amante, ma al contempo vuole ancora molto bene alla moglie. Quale scegliere? La domanda non ha risposta nel film ma innesca una, potenzialmente infinita, riproposizione della stessa.
[In concorso alla 42a edizione dell'International Film Festival Rotterdam]
Opera seconda per il filmmaker di Nuoro Giovanni Columbu, dopo Arcipelaghi (2001). Come in quel film il regista partiva dalla polifonia narrativa del romanzo di Maria Giacobbe, di cui peraltro spezzava la linearità del racconto, così in Su Re mette in scena la passione di Cristo riproponendola quattro volte, basandosi ogni volta su uno dei Vangeli canonici che l'hanno testimoniata, mettendone così in luce differenze e discrepanze.
Jack goes boating. Jack va in barca. Non come Robert Louis Stevenson, lo scozzese malaticcio che girava il mondo da un sanatorio all’altro facendo leva sulla sua malattia – sfruttandola – per placare la sete di corsa e di vita, tanto da arrivare nel 1880 a biasimare profondamente gli inglesi per il disprezzo che provavano per le storie avventurose; no, piuttosto come Jerome K. Jerome, altro figlio della Britannia – e non è un caso: l’Impero Britannico non si reggeva forse sulla trinità albionica composta dalla regina Vittoria, il golden standard e la Royal Navy? –, precursore di uno dei massimi paradigmi della società moderna, il tempo libero e il viaggio turistico, le zone d’ombra illuminate dalla sottile e indolente ironia di Tre uomini in barca.
Un uomo prossimo alla pensione segue, nel Cile attuale, le lezioni di francese di Jean Giono, racconta alla radio di quando, da bambino, andava al cinema con Beethoven e ricorda i lunghi tramonti dorati in compagnia del temibile pirata Gamba di legno. Nel frattempo, un'oscura trama di assassini incrociati avviluppa il suo presente...
Una telefonata di Candy, splendida “puttana” meticcia, certa, dopo la morte di un carissimo amico, di essere la prossima vittima, riporta, a distanza di 30 anni, João Rui Guerra da Mata a Macao. Un viaggio che crede lo farà tornare indietro nel tempo, ai giorni più felici della sua vita. Ma lì non trova più alcun punto di riferimento, la trasformazione ha cancellato qualsiasi traccia della colonizzazione. La città è una quinta barocca, ché non cessa di modificarsi e cambiare forma sotto i nostri occhi.
Lisandro Alonso con La libertad (2001), Los muertos (2004), Fantasma (2006) e Liverpool (2008) rivoluziona, in appena sette anni, il linguaggio cinematografico argentino, rompendo con la tradizione e accordandosi alla visione del nuovo corso già intrapresa da Pablo Trapero, Lucretia Martel, Martin Rejtman, Celina Murga ecc.
Tra le sterminate praterie del Texas, in territorio di Frontiera, adolescenti e non praticano quotidianamente sesso. E violenza. Dal sedicenne Adam che è fidanzato con la coetanea Inez ma va al letto con la vicina di casa più grande Donna. Al rude poliziotto Tom, la cui morbosa fissazione per la famiglia del ragazzo sfocia nel sangue. Un giorno si insedia nella comunità locale una giovane e affascinante artista che, come una maledizione, a poco a poco semina il germe del peccato...
Un collegio femminile, un parco recintato e lo sviluppo di tre ragazzine in bilico tra giochi d’infanzia e l’opportunità di diventare adulte. Il mistero dell’innocenza e il desiderio di perderla.
Antoine esiste a giorni alterni. I giorni di esistenza sono occupati dalla presenza insostenibile del vuoto che verrà. Imprigionato in un presente senza legami, non possiede passato né immagina un futuro diverso dall’attesa che dilata le ore. Un giorno d’esistenza incontra Clementine e la percezione del vuoto svanisce finché gli mancherà lo spazio del ritorno.
L’acqua scorre trasportando con sé altre immagini, come quelle dei versi della poesia In quale bosco di Pierluigi Cappello: «Dove hai incontrato/te stesso in chissà quale bosco dei miei occhi/quando ti sei voltato e mi hai detto, Dio, quanto sole/così lontano, diverso, quanto ad uno ad uno i giorni/stringono il cuore e separano». Dove le parole: bosco, occhi, giorni, cuore, si seguono e si inseguono, nel loro incontrarsi, stringersi, separarsi. Proprio come le immagini del cinema di Mauro Santini, e del suo ultimo film Il fiume, a ritroso, che si incontrano, si stringono, intrecciandosi, e si allontanano, separandosi, perdendosi, per poi ritrovarsi, ancora, nel sapore delicato dei gesti e degli sguardi che si ripetono nel tempo che ci attraversa.