Rapsodie

Carmen Albergo
31-05-2025

Fuori di Mario Martone, in concorso a Cannes 2025, è una parentesi dichiarata intorno all’attuale biografismo fluviale su Goliarda Sapienza, scrittrice dalla fama postuma, personalità complessa, passato ingombrante, visione concreta e sovversiva. Una parentesi intensa, che dissimula una spirale. Una dialettica che rimbalza dentro e fuori la finzione della sorte, dei luoghi e dei ruoli, all’interno di una concertata pianificazione produttiva, che ha portato lo scorso anno proprio a Cannes la miniserie L’Arte della gioia, trasposizione del capolavoro di Goliarda Sapienza, per la regia di Valeria Golino, che in Fuori interpreta la stessa Goliarda.

Carmen Albergo
31-05-2025

Fuori di Mario Martone, in concorso a Cannes 2025, è una parentesi dichiarata intorno all’attuale biografismo fluviale su Goliarda Sapienza, scrittrice dalla fama postuma, personalità complessa, passato ingombrante, visione concreta e sovversiva. Una parentesi intensa, che dissimula una spirale. Una dialettica che rimbalza dentro e fuori la finzione della sorte, dei luoghi e dei ruoli, all’interno di una concertata pianificazione produttiva, che ha portato lo scorso anno proprio a Cannes la miniserie L’Arte della gioia, trasposizione del capolavoro di Goliarda Sapienza, per la regia di Valeria Golino, che in Fuori interpreta la stessa Goliarda.

Massimiliano Martiradonna
23-05-2025

Adesso che è fatta, posso scriverne. Sinners ha superato di slancio i 300 milioni di dollari al botteghino, tra Stati Uniti e resto del mondo, polverizzando gli incassi, pure notevolissimi, dei due film più visti di Jordan Peele: Get Out, che finì la sua corsa a 255 milioni, ed il successivo US, atterrato a 256. Il raffronto è d’obbligo, perché Jordan Peele è l’uomo della discontinuità, è colui che ha rinnovato le narrazioni di genere, intrecciandole con la questione razziale negli Stati Uniti, trovando consensi della critica e di un pubblico vastissimo, multirazziale.

Massimiliano Martiradonna
01-05-2025

A volte ritornano. Parliamo di certe fascinazioni per le pseudoscienze, le scienze occulte, quelle che ambiscono a mettere in contatto diverse dimensioni attraverso procedimenti o apparecchi tecnici. Che usano, cioè, il tramite della tecnologia per abbattere le barriere della credulità. È il caso della metafonia, millantata tecnica di comunicazione tra il mondo di sopra – quello dei vivi – ed il mondo di sotto – quello dei morti, per il tramite apparecchi radiofonici in grado di captare (!) le voci dei morti su frequenze particolari.

Davide Sette
06-04-2025

The Shrouds di David Cronenberg è un film sulla morte, quindi un film sul cinema, se prendiamo per buona la definizione che del cinema dava Alain Resnais, quella di «cimetière vivant». Un film che esplora direttamente la relazione tra immagine e aldilà utilizzando il cadavere di una donna (Diane Kruger) nella sua tomba high-tech programmata per restituire, sul monitor incastonato nella lapide, il video in tempo reale della sua decomposizione.

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Massimiliano Martiradonna
27-03-2025

Ah, il piano sequenza! Per decenni i critici di tutto il mondo si sono accigliati adirati accapigliati su questa prodigiosa tecnica di ripresa, sull’opportunità, addirittura sulla eticità nell’utilizzarla o meno. Si ritiene infatti che girare un film, o parte di esso, in piano sequenza sia un tributo troppo grande da pagare alla componente tecnica, appunto, a tutto discapito della componente artistica, che avrebbe difficoltà a scaturire dalla narrazione e dalla interpretazione attoriale. Sarebbero – narrazione e interpretazione – subordinate all’unità di tempo imposto dalle riprese ed alle dinamiche imposte dalla macchina da presa, che gira e inquadra senza interruzione.

Massimiliano Martiradonna
03-03-2025

Il mare è placido; una donna, pure placida, sta a galla, al largo. Ogni cosa è illuminata: sullo sfondo si scorgono le colline del Pan di Zucchero, quindi di fronte, fuori schermo, c’è il Corcovado, con la statua del Cristo Redentor. Questa infatti è Rio, agli antipodi della Cidade de Deus – la favela – c’è la Cidade do Cristo, il quartiere marittimo di Urca. Il sole pomeridiano rischiara e riscalda, ma lo stato di quiete è turbato dal volo di un elicottero militare, che sorvola radente la baia e vira verso la città: sinistro presagio di una realtà diversa da quella che appare. Quella che appare, corrusca, è una Rio brulicante di vita, di spiaggia, di ragazzi che giocano, malgrado la didascalia su sfondo nero informi sulla dittatura militare. È il 1971. I ragazzi sono innocenti, perché inconsapevoli e perché residenti in quel quartiere marittimo, bianco ricco e borghese. Due passi fuori dalla spiaggia e sono già a casa, dove senza soluzione di continuità si compone un universo selettivamente permeabile.

Luigi Abiusi
23-02-2025

Trovi, nella prima mezz'ora del film di Lucile Hadžihalilović, La tour de glace, in concorso a Berlino75, quello che gli occhi in attesa, invasati di forme si aspettano: il vibrare, trascolorare dell'immagine in quanto microcosmo a sé, cosa a parte, ad arte, anche se l'unica arte possibile sembra essere quella di rendere possibile la libertà fermentante dell'immagine. Lo sguardo è desiderio di vedere, nella prospettiva di Lacan: ma non solo quello dello spettatore, anzi il suo è il meno importante rispetto al desiderio di vedere dell'immagine, che ci riguarda.

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Davide Sette
19-02-2025

Emilia Pérez è il punto finale di quella transizione di genere che Jacques Audiard, spesso associato a storie cupe, durissime e maschili (anche se di mascolinità vacillante, fin dai tempi di Regarde les hommes tomber, nel 1994), ha operato sul suo cinema negli ultimi anni. Prima scorrazzando allegramente nell’America del diciannovesimo secolo in compagnia dei fratelli Sisters, personaggi già dal loro cognome emblematici del tentativo di parodiare e disinnescare il suo stesso cinema e ovviamente un rigido canone di virilità che questo portava con sé, e poi con il successivo Les Olympiades.

Davide Sette
12-02-2025

Alain Guiraudie, con il suo ultimo film, Miséricorde, tenta di sintetizzare cinematograficamente, asciugandolo il più possibile, quel meraviglioso testo fluviale che è il suo romanzo Rabalaïre (edito da éditions P.O.L) del 2021. Un romanzo che già nel titolo identificava quel protagonista emblematico di tante storie guiraudiane, un “rabalaïre” appunto, che in occitano indica il ramingo, colui che vaga di casa in casa, che rovista nelle cose altrui, che non sta mai in un solo luogo ma è invece naturalmente predisposto all’avventura, anche romantica e sessuale, fuori dai canoni consueti.

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